Con o senza velo, lo sviluppo a colori è questione di attesa. Venti minuti, forse meno (foto di Gianluca Olcese, Genova, luglio 2017)
(Monza, luglio 2017)
(foto di Michalina Wojaczek, Bergen, agosto 2017)
Ci sono diversi modi di partire, in ogni caso ci vuole organizzazione, essere in due. Scriveva Pier Vittorio Tondelli: «La solitudine è anche scomodità. Obbliga a rivolgersi agli altri, a fare richieste continue. Sul treno lui non può lasciare i bagagli per recarsi al ristorante. Deve cercare il controllore, o un altro passeggero, e chiedergli di dare cortesemente un’occhiata alla macchina fotografica. Negli aeroporti, con il carrello carico di valigie, non riesce a raggiungere la toilette, o la cabina del telefono soprattutto se si trovano a livelli diversi da quelli in cui è stato sbarcato e allora, scaricare i bagagli, affrontare le scale, deporli, entrare in un bagno diventa un’impresa impossibile, faticosa già mentalmente. Nei ristoranti è pressato dalla gente in coda solo perché gli altri sono in due e lui, solo, sta occupando un piccolo tavolo. Negli alberghi le camere singole sono, in genere, le più strette e le più piccole: i sottotetti o le mansardine della servitù. E per giunta c’è sempre un supplemento da pagare». (P.V. Tondelli, Camere separate, 1989. Foto di Gianluca Olcese, dall’alto: Avignone, estate 2002, rullino; Breslavia, giugno 2017, digitale; Como, estate 2016, rullino).